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Il giorno di Pasqua 1998, dopo un ennesimo episodio di incomprensione familiare di fronte alla placida baia di Sestri Levante, Federico, studente universitario in rotta con il padre e con la madre patria, decide di lasciare al più presto Milano e di ritornare clandestino in India. Sbarcato sotto falso nome all'aeroporto di Bombay viene riconosciuto dalla polizia indiana ma riesce a darsi alla fuga. Accusato di attentati dinamitardi e del rapimento di una ragazza indiana, il giovane è presto braccato sulle strade di Goa. La solitaria vita alla macchia consuma. Il romanzo rimanda ad un tempo alla tinta principale dell'Oriente, il colore della terra e del sole, e alla suspance, al poliziesco, al thriller. Nel ragazzo arrabbiato, radicato nella diversità, difficoltà e crisi hanno ormai avviato una lacunosa ma certa evoluzione, proprio qui prende forma un inatteso aiuto. Nel contesto di un'ibridazione storica e culturale con l'India, Giallo indiano si rivela cammino evolutivo ad un tempo esteriore e interiore, narrazione di formazione diretta ad una serena e fertile accettazione delle proprie radici e della propria dimensione vitale.